TANTI AUGURI…. …E benvenuti nel mondo del non lavoro!

TANTI AUGURI….
…E benvenuti nel mondo del non lavoro…

Dopo 5 durissima anni di studi (bhè chi più chi meno) siamo pronti ad affrontare il mondo che ci aspetta. La formazione avuta in questi anni, l’indottrinamento forzato da parte della classe docente cari neo-diplomandi, siamo spiacenti a dirvelo, non servirà a nulla nel mondo del domani. C’è chi si spaccherà la schiena per altri cinque, sei anni di università , oppure chi si lancerà direttamente nel mondo del lavoro, o meglio del non lavoro!
Credere di trovare un buon posto di lavoro grazie al “cento” ottenuto all’esame di maturità è una follia, figuriamoci chi non è stato poi tanto brillate negli anni di studio! Al giorno d’oggi veniamo educati ad essere sfruttati, a diventar precari, saremo costretti a lavorare per otto ore al giorno per salari bassissimi come schiavi senza diritto alcuno, perché chi fa ricorso alla sua dignità di essere umano per contrastare il padrone viene rimpiazzato da un elemento più servile e pronto a tutto per pochi euro. Non criminalizziamo chi si rompe la schiena in condizioni pietose dato che è evidente che la situazione economica della “bellissima Italia” non è delle migliori, anzi abbiamo raggiunto molto più del 20% di disoccupazione, soprattutto giovanile; ma con il presente invitiamo tutte le nuove generazioni a dire no allo sfruttamento a cui siamo costretti per poter iniziare a costruirci un futuro: tutta un’illusione…zero contributi, salari bassissimi, contratti a tempo determinato (per la maggior parte tre mesi, e siamo fortunati!), la voglia di iniziare ad essere indipendenti non deve farci chiudere gli occhi anche perché indipendenti non lo saremo mai. Se i nostri padri un tempo nella peggiore delle ipotesi potevano essere considerati proletari crediamo che un domani noi manco il lusso della prole potremmo permetterci, perché sarebbe disumano far venire al mondo un figlio se non potremmo portare un piatto a tavola che basti almeno per noi.
Siamo noi il futuro, e crediamo che nessuno, come noi, voglia essere uno schiavo! Si gli schiavi del XXI secolo: cuffia e microfono all’orecchio per gestire le chiamate di un call center, oppure giubba Deco, Sisa, Coop ecc per subire uno stress psicologico disumano per poi non riuscire neanche ad arrivare a fine mese, e vedere poi il nostro posto di lavoro morire e rinascere innumerevoli volte ,ma sotto vesti diverse, per i “giochi” economici e di potere dei padroni!
E’ arrivato il momento di lottare e denunciare tutto ciò che va contro il nostro essere uomini e donne con una dignità e dei diritti fondamentali da rispettare! Alziamo la testa e guardiamo negli occhi chi ci governa e sfrutta perché alla fin fine non sono poi tanto “più alti di noi”!…
Tanti auguri per i vostri esami e soprattutto tanti auguri per le vostre lotte …. Riprendiamo in mano il nostro futuro…la vita è nostra e la gestiamo noi!!!
C.S.M. No pasaràn, No Workers

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Non incenerirete le nostre vite!

Nonostante il disastro ecologico perpetrato impunemente in quattordici anni di malagestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania sulla pelle di tutti noi, nonostante ancora i sistemi di accumulazione e di incenerimento abbiano dimostrato in Campania in maniera più che evidente , i loro fallimenti, apprendiamo stupiti dalla stampa del pericoloso annuncio del neo-presidente Domenico Zinzi di voler piazzare un inceneritore nella città di Santa Maria Capua Vetere.
Saranno contenti i cittadini tutti dell’Antica Capua, ed in particolar modo quelli del quartiere Sant’Andrea, che respirano quotidianamente l’aria con odori non gradevoli e elementi venefici connessi, specialmente alla vista dei risultati poco rassicuranti resi noti da molte associazioni civiche ! Non è certo un mistero il fatto che non esista alcuno studio accademico universalmente riconosciuto che avvalori la tesi dei politicanti secondo la quale le emissioni dei termovalorizzatori non procurano danni alla salute dei cittadini e al contesto ambientale in cui vivono.
Senza considerare il dato secondo cui il metodo di smaltimento di rifiuti a mezzo termovalorizzatore, risulta essere certamente il più costoso e controproducente. Mentre infatti, in altri paesi europei, i governi tassano la termovalorizzazione dei rifiuti (da 4 a 71 euro a tonnellata), in Italia questa tecnologia è incentivata con generose offerte in danaro ai “padroni” del settore igiene ambientale, pagate, con sonante pecunia pubblico preso direttamente dalle tasche dei cittadini.
Non può, inoltre, non essere considerato il dato relativo alle emissioni di polveri sottili, causa di molteplici tipologie di tumori alle vie respiratorie, impossibili da filtrare o riassorbire al 100%, ed ancora allo smaltimento di quella parte delle stesse che resta imprigionata nei filtri. Esemplare il caso del termovalorizzatore di Brescia, un mega-inceneritore da 700.000 tonnellate di rifiuto l’anno, le cui emissioni di micro polveri nocive sono pari a circa il 5% della quantità dei rifiuti termo valorizzati.Ciò significa che l’inceneritore di Brescia ha una produzione di rifiuti tossici, sotto forma di ceneri leggere, pari a 35.000 tonnellate l’anno. Da come si può vedere, anche gli impianti più collaudati, nella industrializzata Padania, risultano essere ingentemente nocivi.

Gli inceneritori non possono essere e non sono la soluzione per le emergenze rifiuti, ormai endemiche in tutta Italia, ma sono solo l’ennesima occasione di speculazione e mega-investimento, nel mercato della gestione del “ciclo rifiuti”, assecondando la prassi che ci ha condannati a quattordici anni di emergenza ambientale, tra le cui cause è da individuare anche la deprecabile privatizzazione, con conseguente mercificazione, di tutto il settore.

Chi vi dice che questa è l’unica via possibile per non “marcire” nei rifiuti per strada sta mentendo. Esistono alternative valide, più economiche, decisamente a più basso impatto ambientale e di certo non nocive, come dimostra ad esempio la vicenda relativa all’impianto di TBM installato nel comune di Vezzano Ligure (La Spezia). Ma ancora potremmo citare gli impianti a trattamento meccanico-biologico, presenti in altri paesi europei.

Senza menzionare la via maestra per risolvere definitivamente la problematica rifiuti: quella di una prospettiva generale di gestione del problema rifiuti, nell’ottica del riciclaggio e recupero delle risorse. Alcuni di questi sistemi, incredibilmente efficienti, prevedono addirittura il riciclo fino all’80% del materiale, in modo da creare le condizioni per un impatto sull’ambiente e sulle comunità, sempre più leggero. E’ la tecnologia che avanza, mentre qui pensiamo ancora a bruciare rifiuti !

C’è bisogno di estendere le prospettive e cambiare le metodologie di gestione dell’intero ciclo, dalla produzione del “bene” alla creazione del “rifiuto”, c’è bisogno di andare avanti e non fermarsi, non concedendo ulteriori spazi a quegli stessi responsabili del disastro ambientale nella nostra terra, dicendo a gran voce che la logica della gestione privatistica del settore, scientificamente ed inesorabilmente collegata al capitale ed alle ricerca di “profitto”, ha bisogno di trovare un perentorio ed assoluto termine, senza dimenticare che nel contempo, tale devastante pratica, dovrà essere estirpata anche da quelle sedicenti “SPA Pubbliche” o a capitale misto. Non c’è alcuna alternativa, se non nuovi drammatici disastri, al sottoporre tutto questo compartimento sotto il controllo pubblico!

Noi non ci rassegniamo a chi decide delle nostre vite sopra le nostre teste, non riconosciamo questa sistema della delega politica che senza eccezioni si distacca dai voleri della collettività per ergersi a oligarchia autoreferenziale.

Noi abbiamo intenzione di opporci a questo progetto, sollecitando l’attenzione sul problema di tutte le associazioni civiche, di tutte le soggettività politiche sensibili e di tutti i cittadini, al fine di promuovere la presa di coscienza e la mobilitazione collettiva. Lo faremo, dal basso, pacificamente e democraticamente, sollecitando la partecipazione della comunità, con tutti i metodi informativi, vertenziali e di resistenza a nostra disposizione ! Questa città, questo territorio, si opporrà decisamente alla prospettiva di tale nuova grande industria di inquinamento ! La città della rivolta di Spartaco saprà tenere fede alla sua tradizione ribelle !

No all’Inceneritore a Santa Maria Capua Vetere !
Non passerete !

NO WORKERS – TERRA DI LAVORO, COLLETTIVI STUDENTESCHI NO PASARAN

CSOA SPARTACO – SANTA MARIA CAPUA VETERE, CSOA TEMPO ROSSO – AGRO CALENO,

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ORA ,I CARDINALI DEL NULLA, SI DIVIDONO TRA VINCITORI E VINTI

Ildato più rilevante di queste elezioni ( come di quelle francesi diqualche giorno addietro) è la grande cifra degli astenuti che siavvicina sempre più al 50% e sbatte in faccia ai politici diprofessione la crisi di rappresentanza che attraversa le democrazieoccidentali.

Pareche lo sport preferito del dopo elezioni sia , appunto, quello dicapire chi sono coloro che , in gran numero, si sono astenuti. Ledomande che frequentemente ci si pone è se appartengano ai ceti medio meno e se siano dei “moderati” ( che cosa significherà mai ?Sembra una categoria sociologica con la quale o senza la quale sirimane tali e quali). Basterebbe , per capire, non allontanarsi conlo sguardo e rivolgerlo verso la gente comune che si incontra perstrada , non astrazioni ( ceti, classi) , ma uomini in carne ed ossache hanno avuto il coraggio di esporsi in un momento in cuiconverrebbe , per questioni di vita , ingraziarsi chi comanda o siaccinge a farlo. La loro scelta, a differenza di chi si è affidatoal segreto dell’urna non è certamente favorevole al potere perchépalese come , del resto, la loro sfiducia nelle alternative cheusano gli stessi strumenti di sempre molto simili a quelli dei vecchipartiti tradizionali. Hanno rifiutato di aderire ad una delle duegrandi aggregazioni di pari consistenza quantitativa in cui sidividono le società occidentali in ogni competizione elettorale (49a 48, oppure 51 a 50). Da un lato il conservatorismo compassionevole,dall’altro il politicamente corretto costituiscono ,infatti,l’alternanza di governo che offrono i sistemi democratici.

L’incrementodell’astensione è in stretta relazione con la corruzionedilagante?

Polibio, storico grecodegli anni 200 a.C, quando faceva riferimento alla corruzione dellasua epoca non intendeva certo denunciare i costumi e la moraledell’epoca, ma la degenerazione dei tre poteri statali , alloraimperanti, (monarchia, parlamento, e tribunato della plebe) nellaloro forma corrotta (tirannide, oligarchia, oclocrazia). Ipresupposti delle nostre democrazie (parlamento, partiti e sindacati)sono ormai guasti irreparabilmente e la politica esprime sempre menogli interessi di gruppi sociali specifici , strutturati e organizzatie sempre più l’esigenza del singolo individuo-cittadino di farsirappresentare, come unità singola ,un cittadino-monade, tipicoprodotto della concezione liberaldemocratica individualistica, che sipone in rapporto col ceto politico, senza più la mediazione diapparati partitici e di gruppo.

Iluoghi comuni, usati per definire il fenomeno dell’astensione, adesempio quello che chi non vota lascia decidere gli altri ( come sevotando si decidesse qualcosa considerata l’impermeabilità delpotere nei confronti dei bisogni della gente) affondano le radici inquella “potenza politica” che è il senso comune, processo diomologazione, di massificazione dei pensieri, dei sentimenti, deigusti, dei comportamenti. Questa sorta di tirannia ( non dellamaggioranza) , ma dell’uomo medio (categoria nietzschiana degliultimi uomini ) che fa massa – avida, arida e cinica e nellostesso tempo “mascherata” e celata dietro quei valori che sipretendono universalmente buoni e giusti-“ ammazza ognidifferenza e ogni spiraglio di libertà. L’ultima grande formastorica di aristocrazia è stata la classe operaia,minoranza in mezzo al popolo.-. M.Tronti.

Tantola democrazia è identità quanto la libertà è differenza. Ilvessillo delle nostre democrazie è la propagandataidentità di sovrano e popolo ( ampiamente sbugiardata dalconcetto della società divisa in classi che metteva il dito nellasua falsità ideologica). In questa forma di delega del popolo alsovrano si coglie un processo di spoliticizzazione che pervade ledemocrazie occidentali e le stabilizza.

Qualcuno,però, prova a ribellarsi, in maniera radicale, alle procure inbianco incontrando anche una crescente simpatia (Grillo) forseproprio per aver attribuito agli strumenti di democrazia diretta unacentralità maggiore nella sfera pubblica a scapito dellatradizionale mediazione partitica .

E’possibile un cambiamento? Chi , come me, non si è recato alle urneha ritenuto evidentemente che nessuna riforma potesse esserepossibile . Altri , invece, più semplicemente, non hanno votatopresi dai loro problemi quotidiani non più rappresentabilisoprattutto dalla politica. Altri ancora non hanno creduto alla“partecipazione” ( a che cosa? Alla coena domini visto chesiamo nel periodo pasquale?).

Nonmi pongo il problema di cosa sia meglio fare , astenersi oppurevotare Grillo. Non partecipo più , e da tempo, a questo gioco dellepercentuali , anzi mi meraviglia che non sia ancora diventato oggettodi scommesse , di quelle che si accettano ai vari punti SNAIdisseminati sul territorio, solo in questo modo si potrebbe, ormai ,tentare di allargare la partecipazione.

C’èqualcosa che i “peones” ancora condividono senza dividersi,inutilmente tra chi vota i partiti tradizionali, chi vota Grillo echi non vota affatto? Bene , allora, queste condizioni comuni, ( illavoro, l’ambiente, in una parola , la vita) entro le qualisegniamo la nostra esistenza, possono divenire questioni centrali diuna battaglia che le strappi al dominio della politica per farledivenire un nuovo valore d’uso: la gestione diretta del comune daparte del comune. Altre e più grandi problematiche ( i massimisistemi) li lascerei al firmamento di cui parlano solo i cardinali (vi ricordate Bellarmino?) intenti a dimostrarci che la terra èpiatta.

GerardoD’Amore 03/04/10    

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Il deserto dei Tartari (invito all’astensione)

Ilromanzodel 1940 ,cui faccio riferimento nel titolo,narrava di una Fortezza che dominava la desolata pianura chiamata “deserto deiTartari” svuotata della sua importanza strategica e rimasta solouna costruzione, dimenticata da tutti . Tuttavia essa continuava adesercitare sui suoi abitanti un fascino straordinario che impedivaloro di abbandonarla al suo destino di rudere; lo stesso che attiraancora molte persone verso le scadenze elettorali inducendole a candidarsi (a prescindere) anche se le cariche da ricoprire sono lapresidenza del condominio e/o della locale bocciofila.

Non parlo, naturalmente,dei politici di professione ai quali sono completamentedisinteressato, ma della gente perbene ( poca a dire il vero)presente nelle liste , che non si accorge di fornire, così, unasorta di legittimazione a queste competizioni (fatte in casa),inventate al Pallonetto di Santa Lucia , quel rione napoletano di excontrabbandieri convertiti alle pensioni d’invalidità per malattiementali.

D’accordo:non esiste più la distinzione tra destra e sinistra. Ma qui siesagera.” I partiti in lotta sembrano esibire quella famosa scrittache campeggia su qualche negozio di abbigliamento napoletano : “Nonandate altrove a farvi rubare, provate da noi.”.

Forse lanostalgia dei tempi in cui la rappresentanza aveva unsignificato ( ma era proprio così?) invoglia anche chi nonappartiene certamente a questa maionese impazzita a cimentarsi neltentativo di far sentire la propria voce solitaria all’interno diorganismi istituzionali (di cui si chiede l’eliminazione sia dadestra che da sinistra) privilegiando ancora una volta la politica (quella con la c.d. “P”maiuscola) che si vorrebbe diversa daquella che è in realtà ( ma che probabilmente non è cambiata mai).Al riguardo il sociologo Sergio Bologna afferma ed a ragione: daquesto tipo di sinistra, onesta e propositiva , mi divide ilfatto che ho sempre considerato, contrariamente ad essa, la societàpiù importante del quadro politico o di governo.

Leelezioni esortano solo a catturare il voto a qualsiasi costo, sonoil momento degli appelli al recupero della dignità da parte deiprofessionisti e della borghesia nostrana , quella stessa provenientedalle medesime famiglie che detengono da anni, forse secoli, icordoni della borsa. Possibile che nessuno, in questa strana“democrazia”, abbia più voglia di rappresentare “ la guerrasanta dei pezzenti” (F. Guccini)? Nessuno si ponga più il problemadi quale tipo di libertà si può/si deve cercare nellavoro o anche oltre il lavoro, nelle questioni del vivere?

Solola TV continua ad informarci dell’ecatombe quotidiana dei mortisul lavoro offerti in sacrificio allo sviluppo economico, maaffronta la problematica come se si trattasse di sgradevoli episodiindividuali, anziché elementi costitutivi di una condizionesociale. Sembra che oggi a lavorare siano solo macchine e nonuomini,che nei supermercati, quintessenza del terziario , iprodotti si collochino da soli negli scaffali (il Manifesto), chele città si riducano ad essere sedi di monumenti e non anche imaggiori luoghi di produzione.

Iproblemi connessi alla qualità della nostra vita e che potrebberovedere la partecipazione di intellettuali, professionisti eborghesia sono tanti, dall’ambiente alla gestione dei servizisociali, ma vengono sistematicamente sminuiti di valore nel confrontocon la politica . Qualcuno storce il naso quando si parla ditrasparenza, di strumenti di democrazia diretta, di Cdr, di raccoltadifferenziata come se si trattasse di bazzecole , come se tuttodovesse trovare risoluzione e ricomposizione nelle elezioninonostante la storia recente insegni il contrario. Mi aspetto giàche mi si dica, tra le tante cose, che le votazioni sono l’occasioneper scegliere , se non altro, il meno peggio tra ciò che si trovasul mercato. Provate allora voi a chiedere consensi qualificandovicome il “meno peggio” e vediamo quanti ne raccoglierete, io , nelfrattempo, (come tanti altri) cercherò di mantenermi lontano daiseggi elettorali per la voglia di fuggire che mi porto dentro…..e, anzi, al loro cospetto avrei desiderio di gridare, parafrasandouno slogan elettorale : IO CHE C’ENTRO?

Esisterannopure luoghi e persone per continuare a parlare degli spazi che ilsociale apre all’espressione dei propri bisogni, che vanno –sempree di nuovo- riconquistati alla loro identità autonoma, sottrattiall’identificazione coatta che il potere esercita mediantel’istituzione ( partiti).

GerardoD’Amore 17/03/2010

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Circola da qualche settimana in rete questo  scritto di Elsa Morante.

  "Il capo delGoverno si macchiò ripetutamente durante la sua  carriera didelitti che, al cospetto di un popolo onesto,gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autoritàdi governo.
  Perché il popolo tollerò e addiritturaapplaudì questi crimini?

  Una parte perinsensibilità morale, una parte per astuzia, una  parte perinteresse e tornaconto personale.
  La maggioranza si rendevanaturalmente conto delle sue attività  criminali, ma preferivadare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.

  Purtroppo ilpopolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, scegliesempre il  tornaconto.

  Così un uomomediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di  facileeffetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.

  Presso un popoloonesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un  partito dimodesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le  suemaniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico eimpudico.

  In Italia  èdiventato il capo del governo.

  Ed è difficiletrovare un più completo esempio italiano.

  Ammiratore dellaforza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico  senza crederein Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon  padredi famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza,si  circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, diprofittatori; mimo  abile,e tale da fare effetto su un pubblicovolgare, ma, come ogni mimo, senza  un proprio carattere,
 si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."

  Qualunquecosa abbiate pensato, il testo è del 1945 e si  riferiscea Mussolini……….

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Le città sotterranee dell’illegalità

Daidiscorsi che si sentono in giro e che attingono a una sociologiaspicciola , sembra che ogni città si divida in due : quellalegittima dell’opinione pubblica, delle corporazioni e associazioniprofessionali, dei partiti e quella più o meno invisibiledell’illegittimità, della microcriminalità, della prostituzionepalese o occulta, della tossicodipendenza, della camorra. Questi duemondi sociali diversissimi convivono, si sfiorano e coesistono senzache gli sguardi degli abitanti di un mondo si soffermino suifrequentatori dell’altro.

Forsequesta considerazione nasce proprio da una visione cattolica delmondo che individua tutto il male da una parte ed il bene dall’altra.

Albert Camusdiceva che le forze che si affrontano nella tragedia sono ugualmentelegittime , ognuna è allo stesso tempo buona e malvagia – Antigoneha ragione, ma Créonte non ha torto-. mentre nel melodramma unasola è quella legittima. Quest’ultimo, infatti, fornisce unavisione semplicista ( e forse ipocrita) della rappresentazione. In esso una è la figura che personifica ilbene e un’altra, contrapposta alla prima, personifica il male.

Sullaquestione della legalità si è messo in piedi un teatro dipropaganda che altro non è che la resurrezione del melodramma ( o ,se si preferisce, dell’operetta) .

Lacittà illegale diventa un mondo oscuro, marginale che si muove nell’ombra dell’economia informale, semilegale o illegale.

L’esistenzadella criminalità organizzata ci illumina, invece, sui meccanismidi ciò che viene definito “ società legittima”.

Siracconta attraverso i giornali che la città legale non condividanulla di quella illegittima pur evocandola in continuazione efacendone la fonte di ogni disagio o, come si dice oggi, “degrado”urbano e civile. La realtà vera sembra, però, essere un’altra.

Lacittà legale non è affatto estranea rispetto a quella illegale, ma ricorre a quest’ultima per un gran numero di servizi e diprestazioni: dal lavoro domestico a quello in nero nei cantieri,negli esercizi commerciali, dalla domanda dei vari tipi diprostituzione a quella di stupefacenti, gioco d’azzardo o creditoillegale. La città illegittima è , quindi, titolare di un’offertadi servizi la cui clientela è costituita in gran parte dai membridella società legittima . Frequentemente le stesse forzedell’Ordine, obbedendo a leggi di convivenza , tolleranoparticolari traffici di vicolo perché , non destando grande allarmesociale, favoriscono, a certe condizioni, la stabilizzazione deicomportamenti e il controllo sociale del territorio. Le mafie mutuanola loro organizzazione del lavoro dal mondo c.d. civile e,adattandosi a un sistema economico che privilegia la flessibilità,si avvalgono di collaboratori part-time, preferibilmente reclutatitra gente comune che integra il proprio reddito legittimo. E’,pertanto, pressoché impossibile rico­noscere un qualsiasiconfine certo tra «devianza» e «conformità». Lo stes­souniverso di valori che trasmette ai cittadini «normali» gliimperativi quotidiani del successo personale, della competizione edel consumo è pienamente condiviso da coloro che vengono definiti«criminali”.

Quantofin qui detto ci induce alla conclusione che la cittàcivile ha semplicemente fatto, della stigmatizzazione della cittàdelle ombre, uno dei rituali pubblici più diffusi ( nella stampa enelle televisioni locali, nelle assemblee di partito e nei bar) quasiad esorcizzare un fenomeno più generale che la coinvolge,

Sepensiamo a tutto questo il richiamo al rispetto della legalitàdiventa risibile . Di quale legalità parliamo? Il tanto invocatorispetto delle leggi in epoca nazista avrebbe significatol’obbedienza pedissequa alle leggi razziali.

Daun punto di vista strettamente “morale” è più delinquente chicommette un furto sulla metropolitana oppure chi ha ideato e poi“collocato” le obbligazioni della Parmalat , della Cirio , dellaMerril Linch e di Lehman Brothers fino a poco tempo fa invendita presso i nostri Istituti finanziari? Non parliamo , poi,delle banche ove vengono depositati i risparmi della società civile.Mi sembra poco realistico vederle mentre, con fare certosino,separano il capitale proveniente da guadagni leciti da quelloderivante da azioni illecite al quale impietosamente sbarrano ilpasso. E’ più probabile che siano prodighe di consigli su comeevadere i controlli effettuati a norma della legge antiriciclaggio.

Lalegalità non è forse espressione di quel mondo “civile” cheevade le tasse, costruisce in frode a qualsiasi legge urbanistica e/o si aggiudica un appalto con l’aiuto fattivo delle Istituzioni?In una realtà “sovietica” in cui il libero mercato èsemplicemente una figura ideologica e l’impresa privata sicostituisce esclusivamente su commesse pubbliche chi può dirsiinnocente di fronte ad una criminalità tanto diffusa da apparire unfenomeno di massa?

Qualcheanno fa ( almeno 30) il giornalista Aldo De Jaco di “Paese sera”scrisse un libro Inchiesta su un comune meridionale :Castelvolturno. EditoriRiuniti, 1972inquisendo chi aveva occupato il demanio pubblico per costruireenormi grattacieli. Domandatevi quali posti di rilievo nella societàlegale oggi occupa l’artefice di tali disastri urbanistici.

Nonsono uno di quelli che crede , peraltro, nell’esistenza di uncapitale buono (produttivo) e uno cattivo ( la finanza, la renditaecc.). Il capitale è un solo e purtroppo non è divisibile e lelogiche che lo spostano da un settore all’altro (da quelloproduttivo a quello finanziario) non obbediscono a leggi morali , maad interessi del momento , alla remunerazione dell’investimento.

Tuttele società industriali convivono dalla loro nascita con fenomeni diimprenditoria con il mitra, diventata, quindi , fisiologica .Sradicarla sarebbe bello , ma non sempre ciò che è bello è , poi,realistico. Quello che più mi interessa non è stabilirne l’origine,ma combattere « la sua violazione d’umanità”, l’attacco portato ai diritti di libertà, di lavoro, di informazione eal più generale diritto alla vita. Non possiamo delegare ai giudiciquesta battaglia , né possiamo affrontala con leggi speciali ( ilmodo classico per non risolvere le questioni nel nostro paese e dicreare i c.d. professionisti dell’antimafia ( Leonardo Sciascia).Penso ci sia bisogno di gesti drammatici, necessari per una catarsidei quali da sempre si parla senza dargli concretezza ( non a caso) :Stazione unica appaltante ( alle dipendenze della Corte dei Conti);blocco totale dei finanziamenti al Sud ; trasparenza amministrativa;divieto assoluto di subappalto. Affianco a questo si avverte lanecessità di “riportare il lavoro al primo posto prima, cioè, di quella marea di argomenti che sembrano sempre più importanti ” e di ripensare il concetto e la pratica della democrazia e dellalibertà lontano dalla politica e dai suoi fallimenti.

GerardoD’Amore 17/03/2010

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Gli studenti occupano il provveditorato di Caserta

Stamattina più di cinquanta studenti del C.S.M. No Pasaràn della provincia di Caserta,dopo l’occupazione di un vagone del treno durante l’andata,hanno sfilato pacificamente per le strade le capoluogo bloccando per poco tempo i maggiori punti di concentrazione del traffico cittadino. Giunti presso la sede del Provveditorato agli Studi di Caserta ,dove avevano preannunciato un presidio, hanno occupato la struttura carta igienica alla mano.
Appeso lo striscione (che recava lo slogan: Né istruzione né diritti? O lotti…o ti fotti!!!”) hanno cosparso l’atrio dell’edificio di carta igienica.
Infine si sono diretti verso P.zz Vanvitelli ,circa cento studenti, per portare solidarietà ai lavoratori in lotta.La manifestazione rivendica la dignità e il diritto degli studenti ad una scuola che sia pubblica e gratuita,a studiare in edifici che non siano fatiscenti e sprovvisti di spazi e materiali,bocciando fermamente i tagli della riforma Gelmini ed ddl Aprea che sanciscono la privatizzazione dell’istruzione.

                                                                                                        collettivi studenteschi meridionali "No Pasaràn" Caserta 

 

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CASERTA – Gli studenti medi occupano il Provveditorato agli studi

Alle ore 10,30, gli studenti dei collettivi NoPasaran, che avevano preannunciato un presidio al provveditorato agli studi di Caserta di via Ceccano, hanno occupato la struttura. Continue reading

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VEN 12 MARZO – Presido al provveditorato di caserta [no pasaran]

La tua scuola cade a pezzi? Crepe? Barriere architettoniche? Aule buone per farci dei pollai?

Non ci sono i materiali per i laboratori? Non ci sono nemmeno i laboratori? Segui corsi di informatica promossi dalla tua scuola su un commodor 64 (anno di produzione)?

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Il Manifesto degli Indygeni

INDYGENI

Nell’era della manipolazione delle notizie e dell’asservimento
totale dei media al potere, comunicare dal basso è sempre di più un’esigenza per
quanti promuovono e costruiscono percorsi di emancipazione, lotta e dignità!!!
Diventa il tuo media, rompi gli argini, travolgi tutto!

 

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