Le città sotterranee dell’illegalità

Daidiscorsi che si sentono in giro e che attingono a una sociologiaspicciola , sembra che ogni città si divida in due : quellalegittima dell’opinione pubblica, delle corporazioni e associazioniprofessionali, dei partiti e quella più o meno invisibiledell’illegittimità, della microcriminalità, della prostituzionepalese o occulta, della tossicodipendenza, della camorra. Questi duemondi sociali diversissimi convivono, si sfiorano e coesistono senzache gli sguardi degli abitanti di un mondo si soffermino suifrequentatori dell’altro.

Forsequesta considerazione nasce proprio da una visione cattolica delmondo che individua tutto il male da una parte ed il bene dall’altra.

Albert Camusdiceva che le forze che si affrontano nella tragedia sono ugualmentelegittime , ognuna è allo stesso tempo buona e malvagia – Antigoneha ragione, ma Créonte non ha torto-. mentre nel melodramma unasola è quella legittima. Quest’ultimo, infatti, fornisce unavisione semplicista ( e forse ipocrita) della rappresentazione. In esso una è la figura che personifica ilbene e un’altra, contrapposta alla prima, personifica il male.

Sullaquestione della legalità si è messo in piedi un teatro dipropaganda che altro non è che la resurrezione del melodramma ( o ,se si preferisce, dell’operetta) .

Lacittà illegale diventa un mondo oscuro, marginale che si muove nell’ombra dell’economia informale, semilegale o illegale.

L’esistenzadella criminalità organizzata ci illumina, invece, sui meccanismidi ciò che viene definito “ società legittima”.

Siracconta attraverso i giornali che la città legale non condividanulla di quella illegittima pur evocandola in continuazione efacendone la fonte di ogni disagio o, come si dice oggi, “degrado”urbano e civile. La realtà vera sembra, però, essere un’altra.

Lacittà legale non è affatto estranea rispetto a quella illegale, ma ricorre a quest’ultima per un gran numero di servizi e diprestazioni: dal lavoro domestico a quello in nero nei cantieri,negli esercizi commerciali, dalla domanda dei vari tipi diprostituzione a quella di stupefacenti, gioco d’azzardo o creditoillegale. La città illegittima è , quindi, titolare di un’offertadi servizi la cui clientela è costituita in gran parte dai membridella società legittima . Frequentemente le stesse forzedell’Ordine, obbedendo a leggi di convivenza , tolleranoparticolari traffici di vicolo perché , non destando grande allarmesociale, favoriscono, a certe condizioni, la stabilizzazione deicomportamenti e il controllo sociale del territorio. Le mafie mutuanola loro organizzazione del lavoro dal mondo c.d. civile e,adattandosi a un sistema economico che privilegia la flessibilità,si avvalgono di collaboratori part-time, preferibilmente reclutatitra gente comune che integra il proprio reddito legittimo. E’,pertanto, pressoché impossibile rico­noscere un qualsiasiconfine certo tra «devianza» e «conformità». Lo stes­souniverso di valori che trasmette ai cittadini «normali» gliimperativi quotidiani del successo personale, della competizione edel consumo è pienamente condiviso da coloro che vengono definiti«criminali”.

Quantofin qui detto ci induce alla conclusione che la cittàcivile ha semplicemente fatto, della stigmatizzazione della cittàdelle ombre, uno dei rituali pubblici più diffusi ( nella stampa enelle televisioni locali, nelle assemblee di partito e nei bar) quasiad esorcizzare un fenomeno più generale che la coinvolge,

Sepensiamo a tutto questo il richiamo al rispetto della legalitàdiventa risibile . Di quale legalità parliamo? Il tanto invocatorispetto delle leggi in epoca nazista avrebbe significatol’obbedienza pedissequa alle leggi razziali.

Daun punto di vista strettamente “morale” è più delinquente chicommette un furto sulla metropolitana oppure chi ha ideato e poi“collocato” le obbligazioni della Parmalat , della Cirio , dellaMerril Linch e di Lehman Brothers fino a poco tempo fa invendita presso i nostri Istituti finanziari? Non parliamo , poi,delle banche ove vengono depositati i risparmi della società civile.Mi sembra poco realistico vederle mentre, con fare certosino,separano il capitale proveniente da guadagni leciti da quelloderivante da azioni illecite al quale impietosamente sbarrano ilpasso. E’ più probabile che siano prodighe di consigli su comeevadere i controlli effettuati a norma della legge antiriciclaggio.

Lalegalità non è forse espressione di quel mondo “civile” cheevade le tasse, costruisce in frode a qualsiasi legge urbanistica e/o si aggiudica un appalto con l’aiuto fattivo delle Istituzioni?In una realtà “sovietica” in cui il libero mercato èsemplicemente una figura ideologica e l’impresa privata sicostituisce esclusivamente su commesse pubbliche chi può dirsiinnocente di fronte ad una criminalità tanto diffusa da apparire unfenomeno di massa?

Qualcheanno fa ( almeno 30) il giornalista Aldo De Jaco di “Paese sera”scrisse un libro Inchiesta su un comune meridionale :Castelvolturno. EditoriRiuniti, 1972inquisendo chi aveva occupato il demanio pubblico per costruireenormi grattacieli. Domandatevi quali posti di rilievo nella societàlegale oggi occupa l’artefice di tali disastri urbanistici.

Nonsono uno di quelli che crede , peraltro, nell’esistenza di uncapitale buono (produttivo) e uno cattivo ( la finanza, la renditaecc.). Il capitale è un solo e purtroppo non è divisibile e lelogiche che lo spostano da un settore all’altro (da quelloproduttivo a quello finanziario) non obbediscono a leggi morali , maad interessi del momento , alla remunerazione dell’investimento.

Tuttele società industriali convivono dalla loro nascita con fenomeni diimprenditoria con il mitra, diventata, quindi , fisiologica .Sradicarla sarebbe bello , ma non sempre ciò che è bello è , poi,realistico. Quello che più mi interessa non è stabilirne l’origine,ma combattere « la sua violazione d’umanità”, l’attacco portato ai diritti di libertà, di lavoro, di informazione eal più generale diritto alla vita. Non possiamo delegare ai giudiciquesta battaglia , né possiamo affrontala con leggi speciali ( ilmodo classico per non risolvere le questioni nel nostro paese e dicreare i c.d. professionisti dell’antimafia ( Leonardo Sciascia).Penso ci sia bisogno di gesti drammatici, necessari per una catarsidei quali da sempre si parla senza dargli concretezza ( non a caso) :Stazione unica appaltante ( alle dipendenze della Corte dei Conti);blocco totale dei finanziamenti al Sud ; trasparenza amministrativa;divieto assoluto di subappalto. Affianco a questo si avverte lanecessità di “riportare il lavoro al primo posto prima, cioè, di quella marea di argomenti che sembrano sempre più importanti ” e di ripensare il concetto e la pratica della democrazia e dellalibertà lontano dalla politica e dai suoi fallimenti.

GerardoD’Amore 17/03/2010

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