ORA ,I CARDINALI DEL NULLA, SI DIVIDONO TRA VINCITORI E VINTI

Ildato più rilevante di queste elezioni ( come di quelle francesi diqualche giorno addietro) è la grande cifra degli astenuti che siavvicina sempre più al 50% e sbatte in faccia ai politici diprofessione la crisi di rappresentanza che attraversa le democrazieoccidentali.

Pareche lo sport preferito del dopo elezioni sia , appunto, quello dicapire chi sono coloro che , in gran numero, si sono astenuti. Ledomande che frequentemente ci si pone è se appartengano ai ceti medio meno e se siano dei “moderati” ( che cosa significherà mai ?Sembra una categoria sociologica con la quale o senza la quale sirimane tali e quali). Basterebbe , per capire, non allontanarsi conlo sguardo e rivolgerlo verso la gente comune che si incontra perstrada , non astrazioni ( ceti, classi) , ma uomini in carne ed ossache hanno avuto il coraggio di esporsi in un momento in cuiconverrebbe , per questioni di vita , ingraziarsi chi comanda o siaccinge a farlo. La loro scelta, a differenza di chi si è affidatoal segreto dell’urna non è certamente favorevole al potere perchépalese come , del resto, la loro sfiducia nelle alternative cheusano gli stessi strumenti di sempre molto simili a quelli dei vecchipartiti tradizionali. Hanno rifiutato di aderire ad una delle duegrandi aggregazioni di pari consistenza quantitativa in cui sidividono le società occidentali in ogni competizione elettorale (49a 48, oppure 51 a 50). Da un lato il conservatorismo compassionevole,dall’altro il politicamente corretto costituiscono ,infatti,l’alternanza di governo che offrono i sistemi democratici.

L’incrementodell’astensione è in stretta relazione con la corruzionedilagante?

Polibio, storico grecodegli anni 200 a.C, quando faceva riferimento alla corruzione dellasua epoca non intendeva certo denunciare i costumi e la moraledell’epoca, ma la degenerazione dei tre poteri statali , alloraimperanti, (monarchia, parlamento, e tribunato della plebe) nellaloro forma corrotta (tirannide, oligarchia, oclocrazia). Ipresupposti delle nostre democrazie (parlamento, partiti e sindacati)sono ormai guasti irreparabilmente e la politica esprime sempre menogli interessi di gruppi sociali specifici , strutturati e organizzatie sempre più l’esigenza del singolo individuo-cittadino di farsirappresentare, come unità singola ,un cittadino-monade, tipicoprodotto della concezione liberaldemocratica individualistica, che sipone in rapporto col ceto politico, senza più la mediazione diapparati partitici e di gruppo.

Iluoghi comuni, usati per definire il fenomeno dell’astensione, adesempio quello che chi non vota lascia decidere gli altri ( come sevotando si decidesse qualcosa considerata l’impermeabilità delpotere nei confronti dei bisogni della gente) affondano le radici inquella “potenza politica” che è il senso comune, processo diomologazione, di massificazione dei pensieri, dei sentimenti, deigusti, dei comportamenti. Questa sorta di tirannia ( non dellamaggioranza) , ma dell’uomo medio (categoria nietzschiana degliultimi uomini ) che fa massa – avida, arida e cinica e nellostesso tempo “mascherata” e celata dietro quei valori che sipretendono universalmente buoni e giusti-“ ammazza ognidifferenza e ogni spiraglio di libertà. L’ultima grande formastorica di aristocrazia è stata la classe operaia,minoranza in mezzo al popolo.-. M.Tronti.

Tantola democrazia è identità quanto la libertà è differenza. Ilvessillo delle nostre democrazie è la propagandataidentità di sovrano e popolo ( ampiamente sbugiardata dalconcetto della società divisa in classi che metteva il dito nellasua falsità ideologica). In questa forma di delega del popolo alsovrano si coglie un processo di spoliticizzazione che pervade ledemocrazie occidentali e le stabilizza.

Qualcuno,però, prova a ribellarsi, in maniera radicale, alle procure inbianco incontrando anche una crescente simpatia (Grillo) forseproprio per aver attribuito agli strumenti di democrazia diretta unacentralità maggiore nella sfera pubblica a scapito dellatradizionale mediazione partitica .

E’possibile un cambiamento? Chi , come me, non si è recato alle urneha ritenuto evidentemente che nessuna riforma potesse esserepossibile . Altri , invece, più semplicemente, non hanno votatopresi dai loro problemi quotidiani non più rappresentabilisoprattutto dalla politica. Altri ancora non hanno creduto alla“partecipazione” ( a che cosa? Alla coena domini visto chesiamo nel periodo pasquale?).

Nonmi pongo il problema di cosa sia meglio fare , astenersi oppurevotare Grillo. Non partecipo più , e da tempo, a questo gioco dellepercentuali , anzi mi meraviglia che non sia ancora diventato oggettodi scommesse , di quelle che si accettano ai vari punti SNAIdisseminati sul territorio, solo in questo modo si potrebbe, ormai ,tentare di allargare la partecipazione.

C’èqualcosa che i “peones” ancora condividono senza dividersi,inutilmente tra chi vota i partiti tradizionali, chi vota Grillo echi non vota affatto? Bene , allora, queste condizioni comuni, ( illavoro, l’ambiente, in una parola , la vita) entro le qualisegniamo la nostra esistenza, possono divenire questioni centrali diuna battaglia che le strappi al dominio della politica per farledivenire un nuovo valore d’uso: la gestione diretta del comune daparte del comune. Altre e più grandi problematiche ( i massimisistemi) li lascerei al firmamento di cui parlano solo i cardinali (vi ricordate Bellarmino?) intenti a dimostrarci che la terra èpiatta.

GerardoD’Amore 03/04/10    

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